mercoledì 13 febbraio 2008

Giorgio Bocca


Una politica da brividi


Da Mastella a Cuffaro. Fino allo spettacolo offerto dai parlamentari in occasione della caduta di Prodi.
Viene alla mente il sindaco radicale di Lione Herriot che diceva: ‘La politica deve sapere un po’ di merda, ma non troppo.
C’è chi si chiede ancora perché cresce in Italia l’antipolitica?
Per la semplice ragione, direi, che i politici parlano della politica in modo indecente, si comportano in politica in modo indecente. La Camera dei deputati al gran completo interrompe la miseranda e imbarazzante confessione del senatore Clemente Mastella con applausi scroscianti.
Che ha detto il senatore Mastella per suscitare simili entusiasmi?
Ha detto che se la giustizia osa sfiorare un suo familiare, lui è prontissimo a far cadere il governo, a gettare il Paese in una crisi che potrebbe avere un esito disastroso per la democrazia. Ha detto che il sistema clientelare in cui è maestro, la spartizione tra amici e parenti del pubblico denaro, è la norma. E non basta, in quasi tutti gli interventi nel dibattito che ha portato alla caduta del governo Prodi, i deputati hanno fatto l’elogio dell’immoralità: rubare per far politica non è rubare, è un nobile servizio della sovranità popolare, è la più nobile e provvidenziale delle professioni.
Questo è stato l’argomento principe nella difesa del presidente della regione siciliana Salvatore Cuffaro: ebbene sì, io ho favorito un mafioso che mi procura dei voti, ma che c’è di male? Non è pacifico che così fan tutti?
All’esito della votazione, alla notizia che il governo Prodi era stato battuto da pochissimi voti di alcuni voltagabbana recidivi, tutti già noti per precedenti cambi di campo al miglior offerente, la tribuna dei vincitori si è scatenata come una plebe da circo massimo: vae victis, pollice verso, insulti, stappo di champagne, e un deputato ha persino ingurgitato una fetta di mortadella, come in un rito cannibalesco, per far capire che divorava il vinto e odiato Romano Prodi.
E se uno dei moderati non era stato al gioco omicida, veniva insultato secondo il più omofobo e plebeo degli insulti: ‘Vecchia checca’.
Lo spettacolo di questa rivincita del moderatismo italiano faceva venire i brividi, ricordava la ferocia della plebe napoletana nei giorni della restaurazione borbonica.
C’è ancora qualcuno che si chiede perché nel Paese si è diffusa una forte delusione per la politica?
Le riprese televisive dell’assemblea parlamentare hanno documentato, in modo impietoso, qual è il livello culturale dei nostri onorevoli. Siamo ancora agli avvocati demagoghi delle cronache parlamentari del regno.
Nell’ora drammatica per il Paese, i nostri si compiacciono di citazioni in francese del tipo: après moi le déluge, e le ripetono compiaciuti, le traducono per gli avversari ignoranti. Altro che i ‘giochini della politica’ lamentati da Silvio Berlusconi. Urla, gesti, facce, linguaggio da angiporto, da lupanare da cui si può capire che la bestialità di certo tifo calcistico non è affatto un’eccezione, se gli onorevoli la ripetono in Parlamento.
Lo spettacolo è stato talmente basso che per una volta persino la stampa al servizio dei padroni ha avuto ritegno ad applaudire.
Del resto l’idea che i politici hanno della politica non sembra più esaltante.
La politica, diceva il deputato socialista Formica, è “fatta di merda e di sangue”; in una versione meno cruda, il famoso sindaco radicale di Lione, Herriot, era solito dire: “La politica è come l’andouillette, deve sapere un po’ di merda, ma non troppo”, l’andouillette è un tipo di salsiccia.
Così l’alta lezione di Machiavelli ha incoraggiato una gara di ladri e ignoranti
Tremate arriviamo noi e il sceriffo e vi facciamo un culo come un capannone e prendiamo i vostri posti di potere.
Pol Pot

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